I riti liturgici, i cori angelici dei frati francescani, la musicalità che accompagna la Parola di Dio, la bellezza sorprendente del luogo santo creano, infatti, uno stato di grazia purissima, di pace interiore.
Accompagnare in processione la reliquia di S. Francesco, facendo insieme ai frati il percorso dalla Basilica fino alla Cappella delle Stimmate (luogo in cui il Santo ha ricevuto le Stigmate dopo la visione della Croce di Cristo) è un’emozione molto intima, forte.
La sacra reliquia è un panno di lino intriso del sangue del Suo costato.
Il rito si sviluppa lungo il Corridoio delle Stimmate, abbellito da ventun affreschi relativi alla vita del Santo; l’evento avviene tutti i giorni alle ore 15, in un clima di raccoglimento molto suggestivo.
Quei dirupi, quegli anfratti, quella vegetazione selvaggia, scelti come luoghi di preghiera da Francesco e dai compagni che lo seguirono nel suo peregrinare, affascinati dal suo stile di vita ascetica… creano un legame profondo con Dio, lontano da ogni forma di distrazione.
Mentre il nostro giovane amico fra Umberto racconta, seguendo i passi del Santo, penso e immagino i suoi momenti di solitudine, di rapimento ascetico, di buio e di luce nel suo percorso di vita terrena.
Ecco S. Maria degli Angeli, la sua prima chiesetta edificata come luogo di preghiera dopo l’apparizione della Vergine; ecco la Basilica costruita successivamente per contenere un numero sempre crescente di fedeli, abbellita dalle stupende ceramiche di Andrea Della Robbia e bottega; è impreziosita dalla Cappella delle Reliquie, oggetti appartenuti al Poverello: la tovaglia, la ciotola e un bicchiere, un pezzo di corda, il bastone, la “disciplina”, flagello di penitenza in catenelle di ferro, il saio.
Ecco il Corridoio delle Stimmate, il lungo percorso creato per le processioni dei religiosi.
Si narra che una notte d’inverno, quando fuori imperversava una tormenta, i frati dovettero rinunciare alla processione.
La mattina dopo, trovarono impresse nella neve le orme degli animali del bosco, che erano andati in processione al loro posto.
Fu così costruito il corridoio per dare riparo ai frati anche negli inverni nevosi.
Emozionante il giaciglio di S. Francesco, nuda pietra santa, fredda lastra di roccia in una grotta buia.
Suggestivo il Sasso Spicco, sotto cui il Santo pregava, meditando la Passione di Cristo, come ci ricorda la grande croce in legno, appoggiata in questo luogo di ascesi.
E’ un susseguirsi di forti emozioni, nel silenzio profondo del luogo montano.
La Foresteria, il Refettorio del Pellegrino…
qui ci si ritrova, si mangia insieme in semplicità, in armonia, qui ci si conosce meglio.
La sera, sotto un cielo stellato, si improvvisano canti, si fanno riflessioni personali, si organizza la presentazione di due raccolte di poesie da parte di Stefy, che ne ha curato l’introduzione, e da parte mia un tributo all’Unitalsi, che ha saputo rialzarsi dopo la pandemia, pur a fatica.
Ringrazio Patrizia Amici che ha interpretato molto bene questo nostro pellegrinaggio, riservando momenti per la preghiera, la confessione, la visita dei luoghi, lo svago, l’escursione, fino alla vetta del monte Penna, una camminata agevole, per i più audaci.
Azzeccata, dunque, la sua proposta di allungare di un giorno in più il prossimo pellegrinaggio a La Verna per vivere ancor più intensamente l’esperienza francescana.
Patrizia sta già pensando anche a un pic-nic da allestire insieme nei boschi che circondano il luogo santo.
Fra Francesco Brasa ofm, guardiano del Santuario, ne La Voce della Verna, guarda al mistero delle Sacre Stimmate di S. Francesco attraverso la testimonianza di Dante.
L’episodio delle Stimmate è riassunto in 3 versetti (Paradiso XI, 106-108), in cui La Verna, definita crudo sasso intra Tevero e Arno, è rappresentata nel suo aspetto geologico aspro, che richiamava al Santo la Passione del Signore (era convinto che il monte si fosse formato durate il terremoto che seguì la morte di Cristo- Mt 27, 51-54).
Simbolica in questo luogo, in un muro del convento, una pianta che si comporta come un bonsai, nata e cresciuta (poco) a quattro metri dal suolo, quasi a ricordarci che “solamente coloro che sanno elevare al cielo il loro sguardo vedono cose meravigliose”.
“Qualche goccia d’acqua quando piove, la luce del sole, qualche pezzetto di materia organica portata dal vento… La mia perfetta salute è la prova continua della Provvidenza.
Fidatevi di Dio”.
Grazie, fra Francesco per queste tue riflessioni e per la tua presenza continua, specialmente lungo il Corridoio della clausura.
di Mattia Zaccari